venerdì 27 aprile 2012

UN OSSERVATORIO ATTIVO PER VERONA APERTO E COLLABORATIVO, SULL' ESEMPIO DELL'URBAN DI PRATO

Riporto integralmente questo testo scritto da Armando Pisani, mio caro amico persona di grande cultura e fonte incessante di ottime proposte mirate a fare di Verona una città migliore. Questo testo contiene non solo ottimi spunti di riflessione, ma anche proposte concrete che vorrei sottoporre alla vostra discussione e che sicuramente verranno adottate come base di discussione. 
Al di là e ad integrazione -seppure su altri livelli- del post di qlc giorno fa, ricavato dallo splendido e nutrito materiale fornito dall’a puntata di Report del 22 (realizzazione di Michele Buono), volevo proporre un’altra iniziativa importante che marcia su un doppio livello di opportunità e attenzione verso la cittadinanza, ovvero:

• l’anti isolazionismo di Verona ma anzi la disponibilità a renderla laboratorio virtuoso di concrete (e non utopistiche) iniziative volte alla rivitalizzazione dell’economia e di una gestione efficiente, anche se non “ortodossa” (vedi l’esempio di Nantes) nell’ottica della vecchia politica, della macchina pubblica

• la ricerca di spunti, idee, collaborazioni e possibilità di iniziative comuni per operare un rilancio della città non solo sul piano economico ma su quello globale della sua immagine e della sostanza. Se verona è un modello esportabile (cosa che piacerebbe anche alla Lega) è altresì –e se non lo è lo deve diventare- un anello collaborativo agganciabile a più anelli scelti tra i più interessanti in Europa, al fine di mutuarne le esperienze e di intraprendere cammini comuni.

L’esempio a cui mi rifaccio l’ho vissuto direttamente e piuttosto bene.
Si tratta della città di Prato in Toscana dove ho molti amici, diciamo ...”nell’intellighenzia” cittadina.
Due anni fa circa Prato aveva una giunta “rossa” sebbene il “rosso” in Toscana è da moltissimo tempo solo un colore, giacobini o massimalisti come me in quella terra ce ne son pochissim ed a Prato, allora, non ve n’era nessuno.

Anzi, quella giunta dialogava perfettamente con Confindustria locale, con tutte le organizzazioni di categoria, aveva il supporto espresso e “trasversale” del centro e dei moderati, e, sebbene con moltissime pecche su molti fronti aveva intrapreso una politica per la resurrezione della città nulla di meno che geniale, e non solo a mio avviso.

Prato è stata per 300 e più anni una potente città tessile, negli anni 80 e 90, in un ventennio, coincidente colle prime gloganizzazioni, quel patrimonio si dissolse, moltissime aziende chiusero e moltissima gente restò senza lavoro: l’economia tessile di Prato (il 70% circa della ricchezza prodotta) scomparve. Poi arrivarono i cinesi e risorse una economia tessile di livello più basso e “dozzinale” che, al contrario di quanto predicavano i leghisti non portava via lavoro a nessuno, semplicemente inestò una economia “nuova” a cui Prato non aveva mai pensato ma che non poteva (e non può) dare quasi nulla alla città...

Orbene Sindaco e Giunta accettarono la proposta di un gruppo di imprenditori ed urbanisti, tra cui un mio caro amico, Roberto vezzosi, di costituire un organismo misto che aprisse una indagine su come, distretti tessili simili a Prato avessero risolto sia urbanisticamente che economicamente la dismissione dell’intero blocco economico di comparto, infatti la crisi tessile è europea e toca TUTTI gli stati Ue (e non solo); che futur dare ad una città la cui principale vocazione si è chiusa?

L’organismo nacque e si chiamò URBAN, una task force di Urban si recò in molte città europee dialogando e confrontandosi con le istituzioni, le parti sociali, verificando le soluzioni adottate (molte e diverse) per dare un futuro economico a quella che poco prima era solo una città disperata.

Urban funzionò molto bene, la messe di dati, spunti, esperienze, contatti soprattutto e pre-gemellaggi e incentivi alla collaborazione fu altissima..
Poi? Poi tutto naufragò...
Alle elezioni locali dopo 60 anni di governo di sinistra Prato divenne leghista (grande motivo di seria riflessione per la sinistra) e la lega la prima cosa che fece fu di sciogliere Urban e ...”tutti a casa”.

Ma l’esperienza resta, e quell’esperienza funzionò.

E allora?  

Ebbene io proporrei per Verona la costituzione di un osservatorio ATTIVO, che funzioni proprio come l’entità pratese ma mirata su esempi di pubblica amministrazione efficientista e di rapporti coll’industria, colle imprese locali in genere, aperto e collaborativo; Austria, Germania, Frandia, per certi versi anche Inghilterra stanno offrendo esempi interessantissimi: riuscire a raccoglierli tutti (perlomeno i più interessanti) e adottarli PER Verona potrebbe essere una vittoria per le finanze locali e ancora Verona (città di ENORME carisma mondiale ormai) potrebbe atonominarsi o quantomeno proporsi come “capitale” di queste tendenze innovative nella pubblica amministrazione, nel governo locale “alternativo” realmente democratico ed assolutamente efficientista, creando una reale comunità transnazionale tra le città che sposano questa articolata teoria.

Sappiamo che in Italia esiste una comunità di comuni legati dalla volontà di “buon governo”, non ne ricordo il nome, è quella che ha se non erro De Magistris come interprete o capofila, il sindaco di Napoli... E’ certo una buona cosa, soprattutto se resta apartitica e non soccombe alla ideologizzazione estrema; ma io peneserei invece a qualcosa di ancora più aperto e internazionale: davvero una comunità “transnazionale” che scambi esperienze, collaborazioni, metta (volendo) in comune idee, teste, risorse su obiettivi comuni...

Ripeto, l’Europa offre esempi splendidi, taciuti, e che funzionano come orologi, a parte nantes, pochi sanno che in Austria, persino in Germania e Svizzera ci sono città che in diretto antagonismo alla finanza internazionale hanno creato circuiti paralleli di scambio e moneta, ma gli esempi posson esser molti.

Io credO che anche da qui possa passare non solo il riscatto ma anche una maggiore visibilità della nostra città, anche come città virtuosa, creativa e propositiva.

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